Tutti vorremmo
evitare la sofferenza sia psichica che fisica, fin da bambini impariamo cosa
sia il dolore e cerchiamo di annientarlo, esorcizzarlo, combatterlo.
Non è il caso
di Isaac che a soli 5 anni, insieme all'alfabeto e alla scrittura, deve anche imparare che cosa sia il dolore.
Isaac non sente
il dolore e questo rende il suo corpo vulnerabile a tutto: dalla bruciatura
alla rottura di un arto, Isaac, nella sua insensibilità, può farsi danni
irreparabili e rischiare la vita stessa. L'influsso che questa situazione
comporta si riflette anche cognitivamente sulla reazione al dolore psichico
che, pur essendo diverso, non permette a Isaac di fare le giuste valutazioni
sul senso della sofferenza.
Da sempre filosofie
antiche e religioni ci aiutano a capire, interpretare o utilizzare il dolore
come esperienza: senza di esso l’animo umano e la persona fisica sono
"incomplete": ecco perchè il compito dei genitori e degli educatori di
aiutare Isaac nella sua normale crescita è ancora più arduo.
Riflettendo
sulla storia di Isaac mi rendo conto ancora più di come la nostra psiche e il
nostro organismo si reggano su equilibri perfetti che dobbiamo imparare ad
ascoltare in modo da cogliere quei piccoli segnali che ogni tanto ci lancia in
modo da fermarci ed imparare a conoscerci di più e meglio.
Nessun commento:
Posta un commento