martedì 5 novembre 2013

Il dolore che non c'è

Tutti vorremmo evitare la sofferenza sia psichica che fisica, fin da bambini impariamo cosa sia il dolore e cerchiamo di annientarlo, esorcizzarlo, combatterlo.
Non è il caso di Isaac che a soli 5 anni, insieme all'alfabeto e alla scrittura, deve anche imparare che cosa sia il dolore.

Isaac non sente il dolore e questo rende il suo corpo vulnerabile a tutto: dalla bruciatura alla rottura di un arto, Isaac, nella sua insensibilità, può farsi danni irreparabili e rischiare la vita stessa. L'influsso che questa situazione comporta si riflette anche cognitivamente sulla reazione al dolore psichico che, pur essendo diverso, non permette a Isaac di fare le giuste valutazioni sul senso della sofferenza.
Da sempre filosofie antiche e religioni ci aiutano a capire, interpretare o utilizzare il dolore come esperienza: senza di esso l’animo umano e la persona fisica sono "incomplete": ecco perchè il compito dei genitori e degli educatori di aiutare Isaac nella sua normale crescita è ancora più arduo.
Riflettendo sulla storia di Isaac mi rendo conto ancora più di come la nostra psiche e il nostro organismo si reggano su equilibri perfetti che dobbiamo imparare ad ascoltare in modo da cogliere quei piccoli segnali che ogni tanto ci lancia in modo da fermarci ed imparare a conoscerci di più e meglio.

Nessun commento: