Il termine coscienza
deriva dal latino Cum-scire ("sapere insieme") e viene
utilizzato per indicare tutti quegli stati interiori che ogni persona vive nel
momento in cui fa autoanalisi.
Anche qui, come per la crescita, la coscienza ha
assunti differenti a secondo degli ambiti di riferimento. Sicuramente il
termine coscienza entre in gioco ogni volta che chiediamo a noi stessi o ad
altri di stabilire un piano teologico o ideologico di riferimento, soprattutto
per stabilire quello che è bene e quello che è male; visione questa che cambia
di cultura in cultura.
In azienda la faccenda si complica perché i
riferimenti sono troppo ampi. Forse si dovrebbe parlare di coscienza in termini
di valore o scala di valori, ma anche qui è fondamentale che sia condivisa e
assimilata tra tutti quelli che la devono rispettare.
L’uomo, da sempre, ha bisogno di interiorità
per ri-trovarsi. Se non facesse così non potrebbe relazionarsi in modo corretto
con gli altri e costruire un’identità comune con obiettivi e sogni condivisi.
Quanto incide la vostra “coscienza” sulle vostre
scelte?
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