venerdì 3 agosto 2012

Pensiero del fine settimana

"La solitudine è una malattia. E, per quanto paradossale possa sembrare, è anche contagiosa. Ne sono convinti gli psicologi dell'Università di Chicaco, dell'Università della California e San Diego e di quella di Harvard, secondo i quali questo morbo si diffonde tra i gruppi di persone proprio come il raffreddore: "Abbiamo rilevato un notevole schema di contagio che porta le persone a venire spostate verso gli angoli della rete sociale quando diventano sole. Alla periferia le persone hanno meno amici e la loro solitudine li porta poi a perdere via via quelli che erano rimasti. Prima di restare "taglate fuori", le persone alla periferia trasmettono sentimenti di solitudine agli amici rimasti, che tendono a diventare anch'essi soli". In pratica li "infettano". Dunque la solitudine è un attentato alla vita sociale. Ma può anche essere un passaporto per la vita reale. Si può trascorrere l'esistenza fra feste chiassose e comitive affollate; e poi uscire di scena ignari, così come si è venuti. Tutta una vita senza porsi la domanda. Perchè il ruomore era talmente forte che non siamo stati in grado di ascoltarla. Prestiamole attenzione: basta scegliere il silenzio".

(Germano Morosillo: "Isole" su "Pocket - Treviso" Giugno 2012)

Colgo l'occasione per ringraziare Germano per la disponibilità e per avermi autorizzato a riprendere il suo pezzo sul mio blog.

2 commenti:

cinzia candela bicego ha detto...

Buongiorno Paolo, non potevo restare in silenzio. Nella nostra società non c'è cultura del silenzio, anzi lo si teme e lo si evita il silenzio. Il silenzio o la pausa donano riposo, non l'eterno riposo, ma la quiete della mente, quel rimestare di pensieri che affollano la mente confondono e stressano assai di più che non un sano silenzio. Quanta ricchezza nella solitudine se vissuta con pazienza e saggia attesa. Lo so è difficile se si viene isolati se non se ne comprende il motivo ma soprattutto se non si ha voglia di restare soli. Suggerisco una piattaforma di contatto umano, piuttosto che virtuale, un luogo vero dove veri sono i sentimenti e le impressioni, dove vere sono le occasioni di contatto e dove vivi sono gli sguardi di chi incontri. A pensarci bene viviamo tra gli zombies, morti viventi, quale spreco di energia vitale gettato alle ortiche. Ad ogni modo per la mia esperienza la capacità di restare soli è una virtù che va coltivata così come va coltivata la capacità relazionale. Non ho soluzioni alla portata di tutti ma ieri sera ho incontrato il professor Vittorino Andreoli che sostava con amici a Punta S. Vigilio sul Lago di Garda, mi sono presentata e ho ricevuto un sorriso ed una stretta di mano vive e partecipi per l'occasionale incontro. Ecco per me l'incontro è fondamentale, sapersi incontrare con gli altri e con se stessi rappresenta una buona chiave di lettura per amare il proprio silenzio e condividere la propria solitudine. Buona giornatA Paolo e grazie per questi spunti di riflessione aiutano anche me a risolvere i miei dubbi. Tanto prima o poi c incontreremo. Cinzia

Paolo G. Bianchi ha detto...

@Cinzia
la vita è fatta di incontri, scoperte, riscoperte. A volte pensiamo siano casuali, altre voluti, ma sempre di incontri parliamo...per vincere quella paura che tutti abbiamo di essere soli, di lasciare un segno del nostro passaggio. Ma è nel silenzio che ci ri-scopriamo ancora persone passando da una egologia a una ecologia delle relazioni: ed è allora che arrivano i miracoli!
Prima o poi ci incontreremo.