domenica 3 giugno 2012

Le parole della formazione: felicità

Felicità è un termine che noi formatori usiamo spesso ed è uno degli obiettivi “più gettonati” nelle sessioni di Counseling: viviamo per essere felici e tutti i nostri sforzi, fisici, interiori, relazionali sono sempre diretti al raggiungimento della felicità. Il problema nasce quando dobbiamo esprimere cosa sia per noi la felicità e chiedendo anche solo a poche persone è facile accorgersi di come ognuno abbia una sua visione personale. C’è chi pensa sia il denaro, chi il potere, chi il nascondimento, chi la realizzazione professionale, chi la salute e chi un po’ di tutto questo. Nella visione taoista la rappresentazione della felicità è data da tre ideogrammi: il primo significa “ideazione del cielo”, il secondo “fagioli”, il terzo “campo” (fonte “Tao della vita quotidiana”  di Deng Ming Dao) e potrebbe essere inteso in questi termini: “Quando la gente raccoglie i fagioli è felice”. 
Per definire la felicità occorre analizzare il legame tra la nostra intimità e il senso di possesso delle cose. Per la maggior parte delle filosofie (anche quelle occidentali) più ci riferiamo alla nostra intimità e più facile è il raggiungimento della felicità. Al contrario, il solo possesso delle cose ci allontana da questo obiettivo anche se il nostro benessere materiale sembra essere molto alto. Come sempre credo che la virtù stia nella sana via di mezzo: è fondamentale comprendere l’importanza che diamo alle cose in modo da non diventarne schiavi e potere così continuare una sana ricerca dei valori profondi del nostro sé.

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