martedì 28 febbraio 2012

Le parole che ti ho detto: assiduità

Vi sarà capitato almeno una volta nella vita di sentirvi dire che non siete fatti per un determinato mestiere o che quell'idea che avete in mente non si potrà mai realizzare; ma vi sarete anche resi conto che esistono molti casi di persone che date per negate siano poi diventate famose proprio in quel campo. Cosa le ha spinte a riuscire proprio dove altri dicevano che non ce l'avrebbero mai fatta? 

Le componenti sono molte, ma a mio avviso quella preponderante è l'assiduità nel perseguire il risultato. Ricordo in una conferenza che l'astronauta Paolo Nespoli  diceva che fin da bambino sognava di fare quella professione e di aver orientato tutta la sua vita per perseguire e realizzare quel sogno. E diceva anche che, nonostante fosse quasi impossibile a molti, la sua assiduità e costanza nel costruire mattone dopo mattone quella vita lo ha fatto arrivare ad essere l'italiano con la più lunga permanenza nello spazio. 

Essere assidui significa vedere chiari gli obiettivi e orientare tutte le scelte verso quella visione, credere in se stessi, ma con sano realismo per saper trarre sempre dalle sconfitte insegnamenti positivi. Essere assidui è capire i propri limiti pur sapendo che nulla è impossibile per noi e per gli altri.

1 commento:

Sara ha detto...

Si, credo che l'assiduità nel perseguire la propria strada sia fondamentale, se si vuole arrivare ad essere quel che si vuol diventare. Ma c'è la componente "rischio".
"Il rischio è il mio mestiere", ha detto una volta Alessandro Benetton. Fa riflettere questa frase, detta da un personaggio che è effettivamente arrivato. Se non l'avesse pensata così, sarebbe quello che è?