martedì 13 settembre 2011

Vizi e virtù dentro e fuori la formazione

Mi capita spesso di affrontare il tema delle virtù, soprattutto quando parlo di leadership o durante le sessioni di counseling. Ma abbiamo chiara l’idea di cosa sia una virtù e come possa essere l’uomo che la possiede? 

Quando si parla di virtù, anche affiancandole a dei modelli e a degli stili di vita, le persone si sentono spiazzate, e riconoscono che oggi le virtù sono sempre più difficili da trovare e soprattutto da coltivare. Eppure nella nostra mente, ognuno di noi, senza essere un filosofo, ha un’idea di cosa sia l’umiltà o la speranza, la fede o l’etica anche se le virtù cambiano da cultura a cultura e quella che per noi può essere una virtù per un altro può diventare un vizio. 

Ultimamente mi sono dedicato alla lettura di un libro, piccolo ma complesso, di Salvatore Natoli: “dizionario dei vizi e delle virtù”  e devo dire che come uomo prima e come formatore poi ho raccolto qualche nuova riflessione e spunto sia come uomo che come formatore.

Per imparare ad essere liberi e felici è importante saper rimettere al proprio posto le cose: roporre al loro posto i vizi e le virtù può sicuramente aiutarci a raggiungere questo obiettivo e scoprire che anche se fuori moda parlare di virtù ha ancora un peso e un valore. La buona condotta non basta. Virtù è “arte discreta del viver bene” siamo disposti a farlo?

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