domenica 19 giugno 2011

Formatori & falsi profeti

Quella del formatore è una professione strana: apparentemente inutile per molti diventa indispensabile quando emergono problematiche e situazioni che possono essere risolte solo da esperti. 

È un mondo variegato, quello dei formatori: a professionisti con solide esperienze e saperi si affiancano persone improvvisate in cerca di un’identità lavorativa, con una la voglia di imparare a fare questo mestiere o altri con l’intento di fare solo business. 

Insegnare agli altri è un arte antica che richiede esperienza, conoscenze, ma soprattutto capacità di capirsi e di capire: in un mondo in continua evoluzione il trainer e colui che per primo si adatta e poi aiuta gli altri a farlo. 

Spesso chi fa formazione dimentica lo scopo per cui è chiamato o rimane vittima della sua stessa immagine (a volte mi ritrovo a non esserne immune nemmeno io). Nascono allora i protagonismi fatti di presunzione il cui il metro di misura diventa “chi parla” e non “chi ascolta”. 

San Benedetto, nella sua Regola diceva di insegnare sempre con l’esempio e la coerenza, ma rivolgendosi a tutti con umiltà e semplicità. A volte noi formatori dimentichiamo principi ispiratori basilari come questo. 

Quando ciò avviene diventiamo falsi profeti: il mondo che presentiamo e costruiamo è la nostra sola visione e la scientificità degli argomenti che trattiamo si perde nel nostro orgoglio. 

E’ allora che, secondo me, non abbiamo più niente da dire e da dare e dovremmo fare un po’ di sana e doverosa autocritica.

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