lunedì 26 aprile 2010

Formazione esperienziale: concentrazione e risultati

Un giovane si presentò ad un maestro zen e disse: «Vorrei raggiungere la liberazione dalla sofferenza promessa dal Buddha. Ma non sono capace di lunghi sforzi e non sono in grado di meditare. Esiste una via che posso seguire?»
«Che cosa sai fare?» gli domandò il maestro.
«Niente.»
«Ma c'è qualcosa che ti piace fare?»
«Giocare a scacchi.»
Il maestro fece portare una scacchiera e una spada.
Poi chiamò un giovane monaco e disse ai due: «Chi di voi vincerà questa partita a scacchi raggiungerà la liberazione.
Chi perderà sarà ucciso con questa spada. Accettate?»
I due giovani acconsentirono e incominciarono a giocare.
Sapendo che era una questione di vita o di morte, si concentrarono come non avevano mai fatto.
A un certo punto il primo giovane si trovò in vantaggio e pensò che la vittoria era sicura.
Guardò il suo avversario e si accorse che il maestro aveva sollevato la spada sulla sua testa.
Allora ne ebbe compassione e compì un errore deliberato. Ora era lui che stava per perdere.
Vide che il maestro aveva spostato la spada sulla sua testa... e chiuse gli occhi.
La spada, invece, si abbatté sulla scacchiera.
«Non c'è né vincitore nè vinto» proclamò il maestro «e quindi non taglierò la testa a nessuno».
Poi aggiunse rivolto al primo giovane: «Due sole cose sono necessarie: la concentrazione e la compassione. E tu le hai sperimentate entrambe. Questa è la via che cerchi».

Nella formazione esperienziale questa via è aperta a tutti e non sono necessarie doti eccezionali: tutti riusciamo a concentrarci quando qualcosa ci piace o quando è la questione troppo importante per noi.

Con la formazione esperienziale però, possiamo fare un passo in più e imparare che quando lo vogliamo tutto diventa importante per cui le cose che reputiamo banali assumono un significato così profondo che quando le guardiamo con occhi diversi ci cambiano la vita.
Sulla scacchiera dell'esistenza vince solo chi si mette davvero in gioco, per gli altri la spada sarà sempre una minaccia pronta ad eseguire la sentenza.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Paolo, bellissimo aneddoto e altrettanto bella riflessione.
Walter