Vi ho già parlato in un mio precedente post di Massimo Montanari. Oggi voglio parlarvi di un suo libro che ho trovato molto interessante: “Il cibo come cultura”.
Scrive Montanari: “Il cibo è cultura perché ha inventato e trasformato il mondo. E’ cultura quando si produce, quando si prepara, quando si consuma. E’ il frutto della nostra identità, è uno strumento per esprimerla e comunicarla”.
La civiltà umana si esprime in quello che produce e in quello che mangia e il gusto è un prodotto sociale. Per questo penso che la cultura del cibo è fondamentale anche all’interno di una cultura d’impresa.
Quando i partecipanti ai miei corsi Abbey Programme® pranzano e cenano nel refettorio con i monaci possono proprio constatare di persona questo fatto.
I monaci infatti mangiano con la giusta calma, i cibi prodotti vengono dai loro campi o dalle loro stalle e c’è una grande attenzione che, da una parte, non ne manchi a nessuno, e che, dall’altra, non vi siano sprechi.
Una cultura d’impresa che parte dal cibo ci insegna il rispetto proprio per quello che consumiamo e come lo consumiamo: in un’azienda è importante che le risorse vengano distribuite in modo ottimale e che non vadano sprecate.
Per usare le parole di Massimo Monatanari “Il prodotto è alla superficie, visibile, chiaro, definito: siamo noi. Le radici sono sotto, ampie, numerose, diffuse: è la storia che ci costruiti”.
Dietro ogni impresa c’è una produzione, ma dietro ogni produzione ci sono sempre gli uomini… e quello che mangiano.
Scrive Montanari: “Il cibo è cultura perché ha inventato e trasformato il mondo. E’ cultura quando si produce, quando si prepara, quando si consuma. E’ il frutto della nostra identità, è uno strumento per esprimerla e comunicarla”.
La civiltà umana si esprime in quello che produce e in quello che mangia e il gusto è un prodotto sociale. Per questo penso che la cultura del cibo è fondamentale anche all’interno di una cultura d’impresa.
Quando i partecipanti ai miei corsi Abbey Programme® pranzano e cenano nel refettorio con i monaci possono proprio constatare di persona questo fatto.
I monaci infatti mangiano con la giusta calma, i cibi prodotti vengono dai loro campi o dalle loro stalle e c’è una grande attenzione che, da una parte, non ne manchi a nessuno, e che, dall’altra, non vi siano sprechi.
Una cultura d’impresa che parte dal cibo ci insegna il rispetto proprio per quello che consumiamo e come lo consumiamo: in un’azienda è importante che le risorse vengano distribuite in modo ottimale e che non vadano sprecate.
Per usare le parole di Massimo Monatanari “Il prodotto è alla superficie, visibile, chiaro, definito: siamo noi. Le radici sono sotto, ampie, numerose, diffuse: è la storia che ci costruiti”.
Dietro ogni impresa c’è una produzione, ma dietro ogni produzione ci sono sempre gli uomini… e quello che mangiano.
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