martedì 10 febbraio 2009

“La parola ai giurati” un caso aziendale

Questa pellicola del ’57 del regista Sidney Lumet, nata da un soggetto originale scritto per la TV, è molto interessante ed è talmente attuale che ha subito vari remake. L’ultima edizione del film, per esempio, è di Nikita Mikhalkov del 2007 e Alessandro Gassman sta portando una sua versione teatrale in giro per l’Italia proprio in questi giorni.

La storia è semplice: l’azione si svolge in un tribunale dove un giudice poco preparato e una giuria di dodici uomini devono decidere il destino di un imputato. Tutti sembrano essere certi che dovrà essere condannato, finchè uno dei giurati inizia a esprimere “un ragionevole dubbio”. Costui con grandi doti di umanità e di persuasione affronta da solo pregiudizi razziali, faciloneria, cinismo, freddezza, menefreghismo e frustrazioni fino a convincere tutti dell’innocenza dell’imputato.

Ogni volta che in azienda parlo e analizziamo questo film, ancora poco sconosciuto, lo sconcerto è generale: spesso lascia tutti senza parole. Ognuno ritrova il suo alter ego in uno dei dodici giurati, anche se tutti vorrebbero essere il protagonista.
La metafora aziendale è evidente: per diventare buoni leader bisogna essere al di sopra delle parti, non avere paura delle proprie doti di umanità, saper parlare alla ragione degli uomini attraverso il cuore, ma soprattutto non lasciare che la nostra personale visione dei fatti possa essere l’unica verità.
Un film da vedere assolutamente. Voto 10

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